martedì 27 maggio 2008

Il Grano














La coltivazione di questo cereale nelle Marche sin dall'antichità occupava oltre il 50% dei terreni coltivati.

Diversi erano i tipi di grano seminati.






Napoletano(dalle lunghe spighe)

Frassineto(di colore paglierino chiaro)

Mentana(qualità che sviluppa poco in altezza)

Avanzo(dal chicco molto pesante e bianchissmo,ottimo per icavare pane bianco).









Preparazione del terreno: La preparazione del terreno sul quale si sarebbe in seguito seminato era un operazione laboriosa e fatta secondo regole tramandate dai vecchi.
Il grano si preferiva seminarlo su un terreno dove l'anno precedente era stato coltivato il fieno.


Se invece si era costetti seminare il grano in un terreno dove era stato raccolto il granoturco era indispensabile un abbondante concimazione,perchè questa coltura impoveriva molto il terreno.


Il periodo della concimazione avveniva di solito nel mese di agosto qui i contadni con i mezzi più convenevoli procedevano a questa pratica. Il "Biroccio" per i terreni comodi,la "Treggia" (dal latino "traho":tirare ,trascinare)per quelli scocesi,la "Barella"o delle ceste di vmini"Vengo"sulla testa, nei posti più scomodi da raggiungere.


L'unico concime che i contadini usavano era il letame della stalla.Di solito si formavano dei mucchi in modo che questo non si seccasse per quando serviva e quindi perdere le buone qualità.Il letame "Grascia"lo si spargeva sul terreno solo poche ore prima dell'aratura.


Non sempre i contadini avevano a disposizione il letame necessario allora per una razionale utilizzazione lo riservava per quelle parti di terreno più bisognoso.


Molti mezzadri avevno l'abitudine di maneggiare frequenteente il letamaio perchè "maturasse" prima e meglio,ma ignari su questo procedimento facevano solo che un danno,perchè così facendo liberavano l'ammoniaca impoverendo il letame di tutte le sue caratteristiche organiche.


In modo molto moderato si usavano gli escrementi delle pecore perchè si sapeva che questi erano molto focosi e quindi si rischiava di danneggiare le colture, buciandole.


Quando proprio si era alle strette ed il letame non c'era,i contadini si trovavano costretti a comprare il concime nero"Calciocianamìde",contenendo una buona dose di Cianuro era molto indicato per debellare molti insetti nocivi,ma nello stesso tempo collaterale alla salute umana,tanto che quando si adoperva questo non si doveva ingerire niente,anzi si doveva mettere davanti alla bocca un fazzoletto.






Aratura: Antica tecnica di lavorare la terra svolta esclusivamente con Aratri "Pertigari"(dialetto)di legno e con la buona volontà di contadini e degli animali.

Questo indispensabile attrezzo veniva il più delle volte costruito in casa dal contadino copiando modelli di posto in posto.



Nei periodi e nelle annate di secca era molto difficile arare il terreno per cui l'aratro non scendeva sotto i 5 centimetri di profondtà,in quel caso,il grano rischiava di non nascere e se nasceva i risultati finali erano prevalentemente scarsi.



I vecchi contadini dicevano:"Mai arare un campo nel periodo della "Calafredda"(periodo lungo di secca con conseguenti piogge)il grano in quel caso si sarebbe ingiallito ancora tenero ed avrebb avuto una resa bassa.






I contadini si affidavano molto ai detti popolari ed ai proverbi per svolgere i lavor dei campi. S e nell'eseguire un certo lavoro il detto o il proverbio non coincideva con la situazione,per quel giorno si abbandonava tutto,per poi riprendrlo in tepi migliori.



Il contadino adetto all?aratura era di solito il "Bufararo" cioè l'uomo che aveva in cstodia gli animali della stalla.Il bufararo era il primo ad alzarsi al mattino ed il suo compito era quello di andare subito nella stalla per accudie ed aggiogare " Goernà" (dialetto)gli animali,che sarebbero serviti a tirare gli aratri.



Se si voleva praticare un aratura più profonda ai due animali che di solito si usavano, ne venivano aggiunti altri due



La giornata tipo dell'aratore era così composta:la mattina dalle 06:00 alle 09:30 circa.Si riprendeva poi nel pomeriggio verso le 15:30 per poi smettere attorno le 20:30 della sera.
Tutto questo per consentire sia a lui ,ma soprattutto agli animali un giusto riposo dovuto dopo un faticoso lavoro.



Era ritenuto Aratore esperto e provetto colui che non "lassava gatti"cioè che in maniera uniform e riusciva ad arare ogni lembo di terra.





Il Grano


Semina:
*Finita l'aratura il terreno veniva dinuovo passato con un attrezzo chiamato Estirpatore"Strippadore" (dialetto),utensile formato da ferri sagomati a forma d'uncino"Colli" fissati ad un grosso tavolone rivolti verso la terra.Trainato anche questo dagli animali serviva per rompere le zolle più grosse e per estirpare l'erbacce che erano cresciute dopol'aratura.
*Altri attrezzi con la stessa caratteristica del'estirpatore furono scoperti più tardi dai contadini"Strabbiodenti"tavola munita di spuntoni rivolti verso la terra e anche questo serviva per sfinare le zolle più alte.Lo "Zigo -Zago"serviva anche questo per affinare la terra ma era anche usato per coprire il seminato.Questi lavori negli anni precedenti a tali invenoni si facevno tutti a zappa.
*Il tempo della semina era fissato ai primi giorni di novembre,un provbio contadino diceva: " quindici giorni prima,quindici giorni dopo, i santi beati a chi je tocca i primi".
Questo voleva dire che era meglio la prima quindicina onde evitare le prime avversità invernali.
*Quando un contadino iniziava a seminare una striscia di terreno"Passada" doveva avere l'accortezza di lasciare un segno con una canna in modo di ricordarsi dove già aveva seminato.
*Per far si che gli insetti non mangiassero il grano seminato i contadini usavano una tecnica però non sempre valida, bagnavano il grano con l'acqua ramata,ma il problema era questo, se non si seminava subito si rischiava l'ammuffire del seme e quindi l'inservibilità del seme.
Con il tempo però questa tecnica di trattamento fu messa da parte ed è così che i contadini iniziarono a trattare il grano da semina con la polvere di Cafarro"pasta di canfera"(dialetto).
La quantità necessaria era di 200 grammi per quintale.
I contadini a quei tempi non avevano bilance adatte a pesare queste unità di peso,così si regolavano con il cucchiaio,misurndone perl'occorrenza 5 o 6 cucchiai.
Questa polvere però non era poi molto indicata per la salute procurando mal di testa,effettivamente era una sostanza molto tossica.
*Terminata la semina i contadini ripassavano sul terreno con piccole zappe per ricoprire il seme.Aspettando poi qualche mese per vedere se l'operato da loro svolto avrebbe ricambiato la fatica con lo spuntare dei frutti.
Mondatura:
*Il periodo della mondatura avveniva nei mesi di Aprile e Maggio,quando s'incominciavano a vedere a spuntare tra il grano erbacce.
*I nemici del grano più temuti erano l'Avena e i Papaveri.
L'avena perchè: se fosse arrivata a maturazione avrebbe disperso il seme infestando il grano,i Papaveri perchè nel mese di giugno periodo di raccolto avrebbe reso il campo tutto rosso.
*Il lavoro della mondatura era un lavoro molto faticoso,perchè bisognava compiere questo in posizione curva per tutto il giorno,infatti molte famiglie contadine facevano fare questo lavoro ai bambini.
*L'erbacce raccolte non veniva fatta marcire nel campo ma veniva portata a casa,dove qualche giorno dopo veniva mischiata o tritata con la "Pula"o la "Paglia" e data da mangiare agl animali.
*Un altro sistema di mondaturaera quello di portare sui campi un branco di pecore badando bene però a non farle fermare troppo tempo nello stesso punto,altrimenti, conoscendo la voracità di questi animali a raccogliere il grano invece del contadino sarebbe stato il gregge.
Mietitura:
*La mietitura del grano era uno dei lavori più faticosi che il contadino doveva svolgere.
*Per la mietitura i contadini si dividevano in due squadre (falciatori)coloro che falciavano gli steli tagliandoli a 50 cm da terra e poi c'erano i (legari) lavoro solitamente affidato alle donne,che raccoglievano i manneli di spighe tagliate(pegorelle)nel gergo campagnolo e ne facevano dei fascetti di non grande dimensione i "covoni" (còvi o còi) in daletto.
*Importante compito aveva il primo Mietitore,il capo squadra(capofalce)colui che apriva il varco.Questo compito slitamente aspettava al vergaro o al padrone di casa.
*Per mietere il grano i contadini usavno un ampia falce che doveva essere sempre al massimo dell'affilatura,infatti quando i falciatori erano molti,c'era un adeeto che tempestivamente si adoperava a questo mestiere.
*Quando il duro lavoro ed il caldo si facevano sentire ogni espediente era buono per fare una pausa,di solito ci si fermava d'avanti a delle croci fatte di canna e ramoscelli d'olivo che erano state benedette e poi piatate nel terreno per avere la "carità" i contadini erano soliti fare una preghiera.
*I contadini forse per orgoglio forse per soddisfazione durante la mietitura si apprestaano per esempio a pareggiare le spighe dei covoni perchè poi facessero bella figura agli occhi dei vicinati o dei padroni.
*Le donne che raccoglievano le "pegorelle"per formare i covoni usavano come legatura due "fiezze"di grano legate insieme dalla parte della spiga,tale legaccio era chiamato "balzo".
Per questa operazione si sceglievano gli steli di grano più verdi raccolti alla mattina presto e con quello facevano una sufficente quantità di "balzi"che servivano durante la giornata,poi pe non far perdere loro resistenza li tenevano avvolti sotto un telo umido.
*Alcune famiglie per far legature ancora più strette facevano uso di un bastone chiamato "Piro"in quella maniera il covone poteva raccogliere un maggior numero di pegorelle.
*Dato che non si poteva solo vivere di faticoso lavoro e preghiere,i contadini nel periodo delle mietitura vevano l'abitudine di amngiare almeno 6 volte al giorno.
*Si iniziava la mattina intorno le 06:00 con il"boccò"che consisteva in un panino con il salame o la lonza e un bicchiere i vino.
Alle 09:00 circa c'era l colazione"colaziò"a base fagiolini o zucche cucinate con cipolla e pomodori,frittata con cipolle.
Alle 11:00 c'era lo "stuzzichì",ci si fermava giusto in tempo per riprendere forze con dei doci "Ciambellone" che le donne preparavano la sera.
Verso le 12:30-13:00 arrivava il pranzo e per questo si rientrava in casa si mangiava spesso pastasciutta o minestra di legumi.
Giusto il tempo per mangiare e subito dinuovo a lavoro, intorno le 16:00 si faceva la merenda ed ecco arrivare "cresciole e ciambellò"fino ad aspettare la cena,che quasi sempre era a base di insalata poco condita ma abbondante.La suddetta insalata spesso veniva condita con il lardo sciolto.
*Finita la cena gli uomini si ritiravano subito a dormire mentre le donne rimanevano ancora sveglie per accudire la casa ed i bambini.
*Appena finita la mietitura,ancor prima che i covoni fossero portati sull'aia per essere trebbiati si ripassava per la spigolatura.
I contadini aiutati sia dalle donne e i bambini ripassavano dove avevano falciato e raccoglievano le eventuali spighe rimaste sul terreno(questa operazione veniva effettuata dai contadini che avevano un piccolo appezzameto di terra)chi aveva molta terra lasciava questo lavoro a chi aveva più bisogno,chiendendo in cambio dei favori.
*Quando i covoni erano fatti ,subito li si doveva proteggre dalle piogge o dalle grandinate,i contadini li radunavano in mucchi"Cavalletti"costruiti a form di croce e con le spighe al centro.
In questo caso l'acqua piovuta sarebbe scivolata all'esterno,lasciando asciutte le spighe.
*Non sempre però questo sistema di protezione si rivelava efficace:infatti quando cadevano piogge torrenziali i covoni s'inzuppavano ugualmente e così i contadini erano costretti a ritornar sul campo,disfare i cavalletti spandeedinuovo i covoni finchè non si fossero asciugati al sole.
* Al momento giusto i covoni venivano portati sull'aia(ara) dove si srebbe provveduto alla trebbiatura.Il trasporto avveniva con il Biroccio dovesi poteva ,mentre trasportarli a spalla dove i terreni erano scomodi(rduno).
* Sull'aia si faceva allora il "Barcò"(grossa catasta di covoni pronti per esser trebbiati).I contadini la domenica quando avevano del tempo libero,si divertivano a scommettere,su: quanto grano avrebbe reso il barcone.
Trebbiatura:
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La trebbiatura veniva praticata negli anni venti con i bastoni,pratica ricordata da ben poche persone oggi.Subito dopo gli anni venti si usavano piccole trebbiatrici azionate a mano.Era un meccanismo a rulli che veniva fatto girare a braccia da un paio di contadini per lato.Per dividere il grano dalla pula e dalla paglia si doveva continuare a ricorrere all'antico metodo della ventilazione.
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Sulle alture della Regione ,si trebbiava con gli animali.Sull'aia si mettevano i covoni in piedi cioè con la parte delle spighe in alto e vi si facevano passare sopra le mucche,si iniziava quando il sole aveva riscaldato il grano.Il momento iniziale era il più faticoso perchè il grano era alto e toccava procedere con estrema difficoltà.Si girava una media di 5 ore,provvedendo ogni tanto a togliere la paglia ormai liberata dal grano.
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Finita la trebbiatura sia il contadino che il padrone avevno cura di selezionare e riporrere la quantità necessaria per la semina dell'anno successivo.Questo grano venva passato in un grosso setaccio in dialetto:(corvèllo quindi scorvèllato).
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In mancanza di divertimenti in quei periodi durante la trebbiatura i contadini più robusti erano adibiti al trasporto del grano:facevano a gara e si misuravano su chi era capace di portare il sacco più pesante.I sacchi stabilita che la tara era di 1 chilogrammmo,dovevano pesare,di solito,101 chilogrammi.Anche se tutti si vantavano di averlo fatto,non è pensabile che anche il più robusto tra i contadini, riuscisse a trasportare tale peso.
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In tempi precedenti i contadini marchigiani avevano una misura specifica per pesare il grano:"COPPE".Misura che equivaleva agli attuali 30 chilogrammi.
Il pagliaio:
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Una operazione faticosissima alla quale i contadini tenevano particolarmente,perchè fra famiglie vicine,c'era la gara a chi l'avesse realzzato più alto e più bello:"era la facitura del pagliaio".
Normalmente attorno le case dei contadini erano molti i pagliai:
-paglia
-pula
-mistiga(paglia avanzata della stagione preedente mista a fieno)
-fieno
-stranno(parte dello stelo di grano rimasta sul campo dopo la mietitura.
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Fare il pagliaio consisteva nel mettere,con arte e peizia la paglia attorno ad un alto palo (mallo') fissato a terra.Per ogni operazione c'era un esperto (l'pajarolo) che rimanendo a terra dirigeva le manovre da effettuare;poi c'erano i lavoratori adibiti alla costruzione del pagliaio che si dividevano in due squadre,c'era chi con lunghi forconi provvedeva a buttare in alto la pagia e chi lasistemava nel miglior modo possibile attorno al palo.
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Quando il pagliaio era molto alto tanto che da teraa non ci si poteva più arrivare,i contadini vi appoggiavano delle lunghe scale (scalù) e salendovi sopra facevano il passa-mano per far arrivare in cima le forcate di paglia.
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Arrivati in prossimità della cima,rimaneva un solo contadino,di solito ilpiù esperto con il compito di fare la punta al pagliaio (gguzzà l'pajaro) cioè di metterele ultime forcate di paglia in modo tale che l'acqua non entrasse lungo il palo centrale,onde evitare che la paglia si fracidasse.Come impermiabilizzazione in cima al pagliaio si metteva della fine terra che alla prima pioggia si sarebbe solidificata impedendo così a delle infiltrazioni.
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Perchè il pagliaio diventasse sempre più bello e compatto i contadini mettevano a croce,delle corde con dei pesi:era unmodo di pressare la paglia ed un piccolo rimedo contro il vento.