martedì 9 settembre 2008

Guida ai Vitigni autoctoni Marchigiani



Fino a qualche anno fa,il binomio Marche- Verdicchio identificava una regione vinicola e un vino che,nella scala dei valori,si posizionavano sui gradini più bassi.
Con un organizzazione e un degno lavoro da parte dei viticoltori si è riusciti a portarli sul podio.
I progressi compiuti in vigna e in cantina sono andati a colmare il gap con altre regioni e il Verdicchio con la sua crescita esponensiale,si è fatto alfiere di una lunga schiera di altri bei vini.
Dietro di lui si sono messi in mostra il Rosso Conero e il Rosso Piceno,la Lacrima di Morro d'Allba.
Tutti questi eroi del vino stanno riqualificando l'immagine di una regione che oggi può competere senza nessuna rémora con le più blasonate aree vinicole della penisola.
Ci sono tuttavia molte disparità tra zona e zona e tra vitigno e vitigno.
Il Piceno presenta una buona riuscita per il Falerio con il suo carattere leggermente amarognolo,sensazioni addirittura amplificate negli Offida bianchi; grassi e ricchi di profumi per poi passare al Rosso Piceno segnato da tannini sovente asciutti.
I caratteri di eccellenza latitano anche nei due portabandiera dell'enologia marchigiana"in bianco"i Verdicchio dei Castelli di Jesi e i Verdicchio di Matelica che a fronte di una bella avvolgenza di sensazioni soffrono di una certa mancanza di acidità che potrebbe compromettere la loro longevità.
Serrapetrona saluta l'arrivo della sua DOCG la freschezza dei terroir (termine francese: clima terreno e paesaggio) e l'appassimento avvenuto nel miglior dei modi hanno portato vini ricchi,varietali e di equlibrio.
Colori e profumi intensissimi per il Lacrima di Morro d'Alba.Il Rosso Conero con vini di bello spessore e profumi fruttati,ma a volte duri in bocca nel finale.
In linea con il resto della regione la qualità dei Colli Maceratesi,del Bianchello del Metauro e del Colli Pesaresi.